I GRANDI GESTI sono quelli semplici, che sembrano "non far nulla", ma smuovono le montagne!
Sono grandi perché farli implica lo sforzo di smuovere proprie montagne interne, invisibili a chi non prova!: mettere determinazione e continuità nello "stare" con mano di cuore caldo e che riscalda, osservare con inclusione, ascoltare profondamente con empatia... senza nemmeno rimuovere il proprio senso di ingiustizia, la propria ferita, la propria necessità di difendersi se serve.




QUANTE contraddizioni, comportamenti portati avanti senza consapevolezza o senza capacità di empatia, e quindi sensi di ingiustizia e di aggressione subiti.. nel nostro piccolo mondo di persone intorno a noi, e poi ancor di più moltiplicando i mondi di ognuno nel grande unico mondo che ci contiene!

A volte ci sono conflitti che si protraggono per anni come insanabili, sia nel nostro privato, sia come sappiamo nel pubblico... tendenti a CONDIZIONARCI con ciò che emana dalla loro natura, l'intolleranza, l'irriducibilità, la contrapposizione, l'aggressività, e a convincerci che è e sarà sempre così, che non si può fare nulla.

Il punto è che qualcosa si può fare, SEMPRE. Qualcosa di diverso, in cui non siamo condizionati supinamente, ma esprimiamo la NOSTRA PERSONALE NATURA, con cui in quei casi ci saremmo comportati diversamente, la nostra personale EMPATIA, COMPRENSIONE, GIUSTIZIA E NON-AGGRESSIONE.

Ma spesso non lo facciamo perché pensiamo che siamo in pochi, che non serva a nulla, che non risolva nulla in tempi brevi.

Ma perché rinunciare a essere noi stessi? SIAMO AL MONDO SOLO PER PORTARE LA NOSTRA VOCE! Perché rinunciare solo perché le nostre azioni avrebbero effetti lenti, magari così lenti che non saremmo noi direttamente a godere dei risultati? Siamo al mondo solo per portare la nostra voce! Siamo parte di un grande mondo e possiamo forse trarre felicità dal sapere che la nostra piccola goccia era lì per unirsi a un buon mare, forse di tanti come noi, anche se non ci saremo più.

ESPRIMERE UNA VOCE LONTANA DAL CORO è faticoso, perché l'empatia implica aprire le nostre porte anche per un solo istante al buco nero, al dramma, alla ferita dell'altro. Aprirle alla vittima è forse più facile per qualcuno di noi, più che all'aggressore. 
Il "buco nero" dell'aggressore fa paura, è terribile, spesso è vuoto, è un abisso!

Io oggi ho provato, ad aprire quella porta, verso un conflitto a me vicino, e sono pronta a vedere chi prima vedevo nella colpa, come aggressore mio e di altri a me vicini.
E ho capito: non devo fare nulla, ho smosso la mia montagna, e applicare la mia determinazione con costanza alla mia empatia farà il resto.

Nessun commento: