l'appartenenza


Oggi sono passata a vedere come potevo aiutare il Centro Baobab, che oltre ad accogliere regolarmente da anni centinaia immigrati africani, e a essersi dotato di una mensa per loro, un ristorante per tutti, uno piccolo studio di registrazione e sale per eventi musicali, culturali e sociali, aveva anche accolto la mia richiesta di disponibilità di uno spazio per la mia prima sessione di presentazione di Biodanza®. Dopo essersi informati di cosa fosse, ma comunque a me che per loro ero solo una passante. 

Non avevano voluto in cambio soldi, ma la possibilità di aiutare il Centro. Come? Mi è stato risposto: tu vieni ogni tanto, e vedi come puoi contribuire. 

In realtà, uso il plurale ma quel mio primo incontro è avvenuto con Daniel, che con efficienza sobria e gentile coordina il Centro.

Nel frattempo il Baobab si è riempito di un'ondata di proporzioni ben superiori al solito, un nuovo flusso di immigrati. E da più di qualche giorno, quello spazio in cui abbiamo biodanzato, e altri, sono pieni di cose portate da tutta la gente del quartiere che ha sentito di voler aiutare. 

Ieri ero passata anche io con le mie provviste e chiedendo come potevo aiutare di più, in cucina mi era stato detto di tornare l'indomani alle nove per dare le colazioni. Stamani arrivata sul posto ho saputo che avevano cominciato già dalle sette e anche finito. C'era invece una giovane ragazza romana, che con grande semplicità, calma e gentilezza smistava i generi di aiuto, da shampoo a detersivi, salviette igieniche, ecc. E ragazzi africani del Baobab che pulivano, ordinavano le provviste, lavoravano in cucina.

Una situazione del genere non mi capita spesso, ci sono varie cose che mi toccano e mi fanno sentire il bisogno di condividere.

La semplicità e la riconoscenza delle persone del Centro, che ringraziano tutti con un sorriso generoso e luminoso, da pari a pari, che non fa discriminazioni misurando quanto sei stato e come hai aiutato, e che va da persona dignitosa a persona dignitosa, senza tracce di dinamiche vittimistiche. 

L'importanza, anche in una situazione così -gente in condizioni provvisorie e in attesa di trovare una destinazione all'estero (perché l'Italia da qualche anno, come sappiamo, ha chiuso i battenti)- di un po' di leggerezza, di un po' di gioco. Ragazzi adolescenti che giocano a pallone. I bambini piccoli che si aggirano dietro le gonne delle mamme che cercano nella busta che gli porgi il giocattolo giusto. Saper trovare quello che si incontra con la loro immaginazione, con i loro desideri. Una bambina pare soddisfatta con le bolle di sapone con cui gioca già da un po'. E pure io vivo istanti di felicità riuscendo a entrare per qualche secondo in un gioco con lei... mi arriva la bolla sul viso e io fingo di volare... e lei lo rifà per vedermi rifarlo. In realtà io volo davvero con un'emozione simile a quella che ho vissuto biodanzando nella "vivencia" del volo degli aironi, con un sentimento di leggerezza, di desideri che, voglio trasmetterle, si realizzeranno - i suoi e i miei, due esseri umani che si appartengono, come aironi che volano spalla a spalla.

Tante altre cose da dire. Ma è meglio fare. 

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